Beneamati nel Signore confratelli arcipastori, reverendi padri, pii monaci e monache, cari fratelli e sorelle!
Con gioia vi saluto con l’antica e sempre nuova e rassicurante esclamazione trionfale:
CRISTO È RISORTO!
In queste mirabili e vivificanti parole risuona veramente il fondamento della nostra fede, il dono della speranza, la fonte dell’amore.
Ieri abbiamo pianto insieme ai discepoli del Signore la morte del nostro amato Maestro, e ora partecipiamo al trionfo – visibile e invisibile – del mondo intero: «Cristo s’è risvegliato, eterna esultanza » (Canone di Pasqua). Ieri sembrava persa l’ultima speranza di salvezza, e oggi abbiamo ricevuto la ferma speranza della vita eterna nel giorno senza tramonto del regno di Dio. Ieri lo spettro della corruzione incombeva sul creato, mettendo in discussione il senso stesso della vita sulla terra, e oggi annunciamo a tutti la grande vittoria della vita sulla morte.
L’ispirato apostolo Paolo, parlando dell’importanza di un miracolo avvenuto in una notte passata, ma sempre vicina a ogni cristiano, indica chiaramente che questo evento è il più importante per la nostra fede. Infatti «se Cristo non è risorto, allora la nostra predicazione è vuota, e vuota è anche la vostra fede» (1 Cor 15:14). La Pasqua del Signore è il cuore e l’irresistibile forza del cristianesimo: nelle parole di san Filarete di Mosca, essa crea la speranza, accende l’amore, ispira la preghiera, produce la grazia, illumina di saggezza, disperde ogni male, e persino la morte stessa dona vitalità alla vita, offre la beatitudine non in sogno, ma nei fatti, offre la gloria non come un fantasma, ma come un eterno fulmine di eterna luce, che illumina tutto e non distrugge nessuno (Predica del giorno di Pasqua del 1826).
Alla fede nella risurrezione di Cristo è indissolubilmente associata anche la fede della Chiesa nel fatto che il Figlio di Dio incarnato, compiuta la redenzione del genere umano, e rotte le catene del peccato e della morte, ci ha dato la vera libertà spirituale e la gioia di essere riuniti con il nostro Creatore. Con questo dono inestimabile del Salvatore siamo pienamente coinvolti tutti noi in questa notte luminosa nelle chiese ortodosse, per condividere, nelle parole di san Giovanni Crisostomo, il banchetto della fede.
La Pasqua è il culmine del percorso spinoso del Salvatore, coronata con la sofferenza e il sacrificio sul Golgota. Non è un caso che nei testi patristici e liturgici Cristo sia ripetutamente indicato come colui che «compie il podvig della nostra salvezza.» «Infatti vi ho dato l’esempio» (Gv 13:15), dice il Signore ai discepoli, e incoraggia tutti noi a seguire l’esempio della sua vita.
Ma come possiamo emulare il Salvatore? Come può essere il nostro podvig in relazione alla realtà della vita moderna? Oggi, quando pronunciamo questa parola, nella mente della gente c’è spesso una certa immagine di un guerriero leggendario, una figura storica o un famoso eroe del passato. Ma il significato di podvig non è l’acquisizione di una forte gloria o l’ottenimento di un’accettazione universale. Attraverso un podvig, invariabilmente associato ai nostri sforzi interiori e limitato a noi stessi, siamo in grado di conoscere nell’esperienza un amore vero e perfetto, perché il sacrificio che sta alla base di ogni podvig è la più alta manifestazione di questo sentimento.
Il Signore ci ha chiamati al podvig dell’amore attivo, incarnato nel servizio disinteressato verso gli altri, soprattutto di coloro che coloro che hanno particolarmente bisogno del nostro sostegno: i sofferenti, i malati, i solitari, gli scoraggiati. Se questa legge della vita, che è stata così chiaramente presentata ed espressa nella vita terrena del Salvatore stesso, diventerà retaggio della maggioranza, la gente sarà veramente felice. Chi serve gli altri ottiene incomparabilmente di più di quanto dona: il Signore stesso entra poi nel suo cuore, e nella comunione della grazia divina cambia tutta la vita umana. Come non c’è santità senza sforzo, così senza Calvario non c’è risurrezione, e così senza podvig non è possibile una genuina trasformazione morale e spirituale dell’individuo.
Quando il podvig diventa il contenuto della vita, non solo di un individuo, ma anche di tutto un popolo, quando si sforza di riunire verso l’alto i cuori di milioni di persone pronte a difendere la loro patria, a difenderne gli alti ideali e valori, allora succedono cose davvero sorprendenti, miracolose e talvolta anche inspiegabili in termini di logica formale. Un tale popolo riceve un potere spirituale, e disastri e nemici non sono in grado di sormontarlo. Prova evidente della verità di queste parole è la vittoria nella Grande Guerra Patriottica, ottenuta con il podvig disinteressato del nostro popolo. Quest’anno si celebra il settantesimo anniversario di questa data trionfale.
Nelle tribolazioni e tentazioni, siamo chiamati a mantenere calma e coraggio, perché ci sono state date grandi e gloriose promesse di vittoria sul male. Non scoraggiamoci e non disperiamoci! Facciamo parte della Chiesa di Cristo, che, secondo immancabile parola del Signore, neanche le porte dell’inferno sono in grado di sconfiggere (Mt 16:18), e ci è testimone la divina Rivelazione, prevedendo che «Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più; qualsiasi lutto o pianto o dolore non ci sarà più, perché le cose precedenti sono passate «(Ap 21: 3-4).
In preghiera auguro a tutti voi, confratelli arcipastori, reverendi padri, cari fratelli e sorelle, la fortezza e la fermezza nella fede, la pace e l’immancabile gioia nel Signore che ha vinto la morte. Entrando nella luce della risurrezione e partecipando al mistero del miracolo pasquale, condividiamo la nostra gioia trionfante con vicini e lontani, testimoniando tutti il Salvatore risorto dalla tomba.
Che tutti i giorni della nostra vita ci portino sempre calore e consolazione, ci donino la vera gioia della vita e ispirino opere buone con le parole di fuoco del Vangelo di Pasqua:
CRISTO È RISORTO!
CRISTO È VERAMENTE RISORTO!
+ KIRILL, PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS’